Fino a poco tempo fa, se qualcuno mi avesse chiesto il senso della vita, io avrei risposto con molta determinazione:”Lo scopo della vita é la mia crescita personale”!
Le mie energie, il mio tempo, le mie attività erano costantemente orientate alla maturazione, alla consapevolezza, allo sviluppo della spiritualità, potendo far leva su un poderoso atto di forza di volontà.
Una serie di eventi, di coincidenze positive e negative mi hanno ora portato a riflettere che “la crescita è la crescita” e che “la vita é la vita” (conclusioni ovvie, ma non era così per me dato che solo oggi sempre più di frequente sto scoprendo che “le cose sono le cose” e sto spogliando eventi e relazioni da giudizi di valore e attribuzioni di sensi, significati).
Mi è caro pensare a Carl Rogers e al concetto di “tendenza attualizzante” che formula in seguito ad una coinvolgente e appassionata osservazione della Natura e che poi utilizza per descrivere un processo che avviene nell’uomo -sì, perché anch’egli fa parte della Natura nonostante se ne dimentichi spesso e si erga al di sopra di essa-. Questa famosa tendenza attualizzante altro non è che un processo continuo di espansione e realizzazione di sè al meglio delle possibilità iniziali. Per cui la crescita non si può spingere e, al contempo la crescita non si può fermare, tuttavia si può facilitare. Si può facilitare in sè stessi e si può facilitare negli altri, rispettandone la libertà.
Quindi la cura di sè, un’equilibrata dedizione ai bisogni del corpo e della mente, la possibilità di coltivare degli interessi e delle attività che consentano un’espressione della propria creatività appartengono sicuramente all’area della facilitazione.
L’impegno è comunque necessario per mantenere il nostro processo naturale di crescita, soprattutto in considerazione del fatto che ci dobbiamo interfacciare con una società che ci bombarda continuamente di stimoli rivolti al profitto, alla competizione, all’immagine e che sotto sotto, giorno dopo giorno tenta di spegnere inesorabilmente i nostri sogni.
Tenta di spegnere.
Perché nella realtà il destino -inteso nel senso di “destinazione”- è nelle nostre mani, nelle nostre menti, nei nostri cuori che se rimangono soli possono lasciarsi andare all’amarezza, alla delusione e alla mancanza di compimento, ma se con coraggio e rispetto reciproco si mettono in connessione acquistano il potere di riaccendere i sogni.
(Scritto concepito in una notte insonne in attesa di Minù, la mia ingenua gatta ribelle che si nasconde nelle cantine dei vicini…)
Fotografia: Crescita a confronto tra Cactus e Martina, monastero di Toplou – Creta, agosto 2017